On the road

Per una serie di vicissitudini stamattina alle 10:30 ero a Cà Dè Fabbri, una frazione di campagna alle porte di Bologna.

Solo, senza un mezzo di locomozione, con la necessità di andare a Ferrara e con l’unico autobus disponibile dopo due ore.

I chilometri che mi separavano dalla destinazione (casa) erano una quarantina.

C’era il sole: una bellissima giornata invernale, limpida e nemmeno troppo rigida.

Ho deciso di incamminarmi a piedi.

Per ingannare l’attesa avrei fatto una passeggiata e sarei arrivato alla fermata successiva dell’autobus. O anche oltre, volendo. Mancavano due ore al bus successivo e non mi andava di stare fermo in mezzo ai campi a non fare niente. Così mi sono incamminato.

Poi un’idea.

E se facessi l’autostop?

Non so da quanto non tiravo fuori il pollice per chiedere un passaggio. Mi ricordo di un viaggio in Croazia nei primi 2000; o della mattina in cui cercai di tornare verso Rishikesh dal Kumbh Mela di Haridwar, in India, nel 2010; oppure mi viene in mente il ritorno dalla 48 ore di Goa Gil, tra i boschi al confine tra Germania e Polonia, nel 2012 se non ricordo male. Comunque è da un po’ che non faccio l’autostop. 

Chissà se è un’usanza ancora in voga, mi chiedevo, ma tant’è: tentar non nuoce.

Metto la mano a forma di “like”, bene in vista, e pochissime macchine dopo, passati neanche due minuti, si ferma un giovane sui venticinque anni.

Accosta, mi chiede dove debba andare.

Dico “Ferrara”, e lui mi risponde che sarebbe arrivato soltanto a Minerbio, 5-6 km più in là, ma comunque nella direzione giusta.

Salgo in macchina. 

Per prima cosa mi chiede se ho avuto problemi con la mia auto, ma gli spiego che non è quello il motivo per cui sto chiedendo passaggi. Da lì parte una piccola digressione sul fare l’autostop: di come in Italia non sia ormai più tanto comune, ma in altri posti si… In Nuova Zelanda o in Patagonia per esempio, mi racconta. Nei 5 minuti che passiamo insieme in macchina riusciamo a fare una piacevole conversazione. Lui sta andando a fare un aperitivo e poi un pranzo con amici. E’ tornato da poco da vari viaggi: Marocco, Nepal. Ci sono stato anche io in quei posti, e ci mettiamo a parlare del Nepal, delle sue montagne, di trekking sull’Annapurna. E poi poco altro, perché siamo già arrivati a Minerbio.

Mi lascia in piazza.

Mancano ancora circa 30km a destinazione.

Attraverso il paesino, riprendo la strada provinciale verso Ferrara e tiro di nuovo fuori il pollice.

Stavolta è più complicato.

Inizialmente non si ferma nessuno.

Qualcuno fa un cenno, segnalando che girerà di lì a poco.

Poi si ferma una bella macchina, pulitissima.

Dentro due fratelli di origine est-europea. Musica napoletana a palla, neomelodico a volumi da far male le orecchie.

Dopo il rito del “dove devi andare?” e l’accordo su dove possono lasciarmi, si parte. Mi porteranno fino a Malalbergo, una quindicina di km più in là.

Lungo il tragitto parlano tra di loro, ma non capisco niente.

Poi uno abbassa la musica e mi dice: “Scusaci se parliamo nella nostra lingua”, “Figuratevi!”. 

Dopo mi spiega che il fratello non può vivere senza musica, e ridiamo tutti e tre sulle note dei cantanti partenopei che continuano a far vibrare l’abitacolo.

Infine arriviamo a Malalbergo, e prima di lasciarmi il guidatore, l’amante della musica che fino ad allora era stato in silenzio, mi chiede come mi chiamo, e poi mi dice che lui si chiama Pietro. Infine si raccomanda: “Se domani succede a te di incontrare qualcuno che chiede passaggi, fai come me!”. Lo rassicuro che così sarà, ringrazio, saluto e proseguo.

Sono a circa 15 chilometri da Ferrara.

Le cose sembrano andare bene.

Cammino verso l’uscita del paese, imbocco la Porrettana, e via di pollicione.

Stavolta però le macchine sfrecciano e nessuno sembra curarsi della mia presenza a bordo strada.

Cammino, passano i minuti, le macchine e i chilometri. 

Niente. 

Nessuno che si ferma.

Arriva una pattuglia dei Carabinieri, accosta.

Gli spiego i motivi del mio chiedere passaggi, ed assicuratisi che non abbia bisogno di particolare aiuto, mi augurano buona giornata e proseguono il loro giro.

Arrivo nei pressi di una pompa di benzina. Da quel punto in poi è più difficile chiedere passaggi, e anche più pericoloso. La strada diventa un lunghissimo rettilineo, con poco spazio ai lati per camminare, le carreggiate strette e le macchine che sfrecciano.

Vedo una vecchia Panda 4×4 che sta uscendo dalla pompa di benzina. 

Non faccio in tempo a tirare la mano fuori dalla tasca che il guidatore mi fa segno di andargli incontro.

Mi avvicino di corsa.

Non credo ai miei occhi: è J., un vecchio amico dei tempi dell’università. Saranno 15 anni che non ci vediamo, ma ci riconosciamo al volo. “Ciao Giuseppe! Che ci fai qui?”. Spiego il tutto, ci facciamo due risate e proseguiamo verso Ferrara. Anche lui non riuscirà a portarmi fino a destinazione, ma mi lascerà a circa 10 km da casa.

Parliamo un po’ di come ci va la vita, aggiornandoci sulle nostre esistenze. Lui lavora come operatore ecologico, ma vorrebbe avere più tempo libero. Mi ricordo che era un appassionato di musica ska. Sono contento di averlo incontrato. Infine mi lascia a San Martino. Da lì lui deve andare a fare un po’ di spesa per il pranzo. Ci salutiamo calorosamente e proseguo.

Anche qui la strada è rettilinea e le auto corrono.

Pollice fuori, ma nessuno che si ferma.

Il cartello dice che mancano 8 km a destinazione. Potrei farcela anche proseguendo a piedi, senza altri passaggi, ma la stanchezza inizia a farsi sentire. Ho anche sete.

Insisto a chiedere passaggi.

Infine una macchina si ferma, accostando un po’ più avanti rispetto a dove sono. Le corro dietro, sperando che non riparta.

Dal finestrino si sporge il passeggero mi dice “Ciao! Dove vai?”. 

“Ferrara!”

” Ok, ok. Sali.” 

Sono 3 ragazzoni di origine africana, in una macchina tutta scassata. Devo fare il giro per entrare, perché la portiera non funziona. Entro, sorrido, ringrazio, ci mettiamo in moto. Parlano tra di loro in una lingua sconosciuta. Dalla conversazione iniziale mi è parso di capire che sanno poco l’italiano. Poi però il giovane seduto accanto a me si volta e mi chiede se sono di Ferrara. Racconto delle mie origini siciliane e della mia cittadinanza adottiva ferrarese. Mi chiede se mi piace Ferrara. “Si, molto”. 

Anche a lui. Mi dice che ci ha vissuto per un po’, poi si è trasferito a Budrio, ma ora vuole tornare a vivere a Ferrara. La cosa complicata è che ci sono poche case in affitto, mi spiega. Nel frattempo mantiene i contatti con le persone che ha ancora a Ferrara. Parenti e amici con cui trascorrerà questa domenica.

Siamo ormai alle porte della città. Uno dei tre mi chiede dove voglio essere lasciato, e spiego che qualsiasi punto vicino al centro storico sarebbe perfetto. “Stazione?” 

“Sì, ottimo”.

Ho lasciato la bici lì la sera prima, prima di prendere il treno per Bologna. 

In stazione va benissimo.

Ed è lì che mi lasciano. 

Ringrazio, ci salutiamo con grossi sorrisi.

Prendo la mia bici dalla rastrelliera della stazione, e l’ultimo pezzo di strada verso casa lo faccio pedalando.

Infine arrivo.

In totale ci ho messo 2 ore, il tempo che avrei dovuto aspettare per prendere l’autobus, che poi avrebbe impiegato altri 45 minuti per portarmi a casa, tra una fermata e l’altra.

E invece in queste due ore ho incontrato 6 sconosciuti, con cui ho fatto piacevoli chiacchierate; ho rivisto un amico che non vedevo da tanto; ho fatto una lunga passeggiata al sole, costeggiando argini, campi, canali, stagni, cascine, paesini…

A voler trovare una morale in questa mattinata, si potrebbe riflettere su chi si è fermato e chi no, ipotizzando motivazioni e facendo generalizzazioni, ma non mi va.

Sono grato alle persone che mi hanno dato un passaggio.

Immagine di copertina:

General notes: — Near Newhall Pass (Ridge Route of Hwy 99) in Sylmar, at the Santa Susana Mountains in the northern San Fernando Valley, Los Angeles, California (1940). Partridge, Rondal, 1917-, Photographer (NARA record: 8464464) – U.S. National Archives and Records Administration

Public DomainFile:San Fernando, California. Hitch-hiking. This Civilian Conservation Corps boy is returning to camp about thirty miles… – NARA – 532088.tifCreated: 28 April 1940date QS:P571,+1940-04-28T00:00:00Z/11

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