Una raccolta di libri sulla settima arte, per/su registi, montatori, filmmakers…
Il cinema e l’arte del montaggio. Conversazioni con Walter Murch.
di Michael Ondaatje (Autore), Elena Rossi (Traduttore)
Autore del “Paziente inglese”, Michael Ondaatje incontra Walter Murch, montatore di suoni e immagini, durante le riprese del film tratto dal suo romanzo. Ed è proprio osservando Murch lavorare al montaggio che lo scrittore scopre che nella realizzazione di un film questa è la fase più creativa e che più si avvicina all’arte della scrittura. Come una sorta di “Zen e l’arte del montaggio”, il volume si rivolge a scrittori e lettori, ma anche a registi e spettatori sottolineando le analogie tra i rispettivi mestieri.
In un batter d’occhi. Una prospettiva sul montaggio cinematografico nell’era digitale.
di Walter Murch (Autore), Gianluca Fumagalli (Traduttore)
Cercando di svelare un mistero basilare del cinema (perché funzionano gli stacchi?) Walter Murch invita il lettore a una «cavalcata» tra i fondamenti estetici e i problemi pratici del montaggio cinematografico. Lungo la strada, Murch offre il suo punto di vista privilegiato su temi come: la continuità e la discontinuità spazio-temporale nei film, nei sogni e nella vita di tutti i giorni; i criteri per fare uno stacco che funziona; il batter d’occhi come corrispettivo dello stacco nel montaggio dei pensieri e quindi suggerimento emozionale per lo stacco nel montaggio dei film; e molto di più. La seconda sezione del libro, dedicata al montaggio digitale, inedita e scritta da Murch appositamente per l’edizione italiana, analizza in profondità i pro e i contro del montaggio non lineare e racconta l’avventurosa storia della sua personale rivoluzione digitale, dai primi esperimenti di montaggio elettronico con Francis Ford Coppola, con il quale ha vinto l’Oscar per il suono di Apocalypse Now, fino al clamoroso doppio Oscar per il montaggio (digitale) di immagine e suono in II paziente inglese.
Non ho risposte semplici.
Il genio del cinema si racconta.
di Stanley Kubrick (Autore), G. D. Phillips (a cura di), A. Mioni (Traduttore) “In tutto l’arco del Novecento, pochi registi sono stati capaci di attraversare i decenni e i generi mantenendo una cifra stilistica propria e riconoscibile così come è riuscito a fare Stanley Kubrick. Questo volume presenta una raccolta di interviste che delineano con grande precisione il suo genio al tempo stesso visionario e metodico, che ha accompagnato – e in molti casi creato – l’immaginario degli ultimi cinquant’anni. Da Orizzonti di gloria a Full Metal Jacket, passando per 2001: Odissea nello spazio, Arancia meccanica e Barry Lyndon, quest’opera ripercorre le tappe della carriera di un cineasta spesso discusso, talvolta incompreso ma sempre indipendente fino all’ostinazione, che ci ha regalato alcune delle visioni più belle e profonde della storia del cinema. L’amaro, titanico sforzo di Kubrick, che lui per primo sembra scrutare sarcasticamente, nasce forse dalla sua precisa coscienza dei limiti del mezzo-cinema; e la sua volontà di spostarli sempre più avanti, nella sperimentazione estetica e tecnologica, ha dei tratti ludici ma anche da fatica di Sisifo. Forse anche per questo, oggi che al cinema tutto è possibile e non c’è niente da scoprire, la sfida visionaria e follemente artigianale di Kubrick ci sembra quasi la negazione del cinema del presente.” (dalla prefazione di Emiliano Morreale)
La forma dell’anima:
il cinema e la ricerca dell’assoluto.
di Andrej Tarkovskij (Autore), A. Ulivi (a cura di), I. Serra (Traduttore)
Andrej Tarkovskij è stato l’ultimo rappresentante della grande tradizione cinematografica russa, ancora oggi in grado di esercitare una decisiva influenza sul cinema d’autore contemporaneo. La sua è stata una lezione di regia pura, sorretta da un’eccezionale maestria tecnica mai fine a se stessa e sempre al servizio di un’intensa ricerca spirituale. Tarkovskij si è tenacemente opposto al materialismo sovietico a partire dalla sua stessa opera, un caleidoscopio di visioni mistiche e bagliori di profondo lirismo che restituiscono piena dignità alla condizione umana e al suo disperato bisogno di fede. In questo libro, incentrato su testi finora inediti, il regista ha tradotto in parole l’indagine esistenziale condotta attraverso la macchina da presa. Pagine che comunicano l’intensità e le atmosfere dei suoi lungometraggi, il fascino e l’indipendenza di un’arte che ha trasceso radicalmente la piatta superficialità della moderna civiltà dell’immagine.
Il trascendente nel cinema.
Ozu, Bresson, Dreyer
di Paul Schrader (Autore)
Se lo stile trascendentale rappresenta un elemento di universalità all’interno delle molteplici possibilità di espressione che prendono corpo nella forma cinematografica, esso, insiste Schrader, può essere per così dire “isolato”, estratto dalle sue manifestazioni particolari, analizzato e definito ad opera del critico. Lo stile trascendentale si sforza di raggiungere l’ineffabile e l’invisibile, ma non è esso stesso tale, in quanto lo svolgimento della rappresentazione della trascendenza si svolge entro dinamiche temporali determinate. Così, nel volume di Schrader le differenze tra i film di Ozu, Bresson e Dreyer sono culturali e personali, mentre le loro similarità sono stilistiche, e rappresentano una riflessione sul trascendente nel cinema.
Fare un film è per me vivere.
Scritti sul cinema.
di Michelangelo Antonioni (Autore), C. Di Carlo, G. Tinazzi (a cura di)
Se con Michelangelo Antonioni si fa cominciare il cinema della modernità non è per gusto di formule ma perché con questo regista – più che con altri – il cinema si è fatto interprete dei contrasti del cambiamento, del mutare del tempo, “non più solamente a livello della grande storia – scrisse Roland Barthes – ma all’interno di quelle piccole storie di cui è misura l’esistenza di ciascuno di noi”. La difficoltà delle relazioni tra individuo e ambiente, il doloroso distacco del soggetto dal tempo degli eventi, la “malattia dei sentimenti” sono stati analizzati dalla sensibilità di questo autore del disagio filtrandoli attraverso gli umori più vivi della cultura contemporanea. Ma il suo “cinema della crisi” ha significato prima di tutto messa in crisi del cinema, del sistema rappresentativo come si era andato consolidando e che non rispondeva più ai bisogni del nuovo modo di mostrare e raccontare. L’essere dentro la storia di Antonioni è nel senso dei suoi film, l’averla anticipata è nelle sue innovazioni formali. Questo volume raccoglie gli scritti e le più significative interviste al regista e fornisce quindi uno strumento indispensabile per penetrare nel suo mondo poetico, per intendere la complessità delle sue scelte stilistiche, per comprendere i rapporti tra cinema e altre forme espressive.
Fare un film.
di Federico Fellini (Autore)
Il regista americano Joseph Losey scrive a Fellini: “Caro Federico, solo per dirti che la settimana scorsa ho rivisto alla televisione francese La dolce vita. Che film stupendo! Coraggio!” E Fellini risponde: “Caro Joseph, io non rivedo mai tutti i miei film e quando un amico me ne parla perché ne ha visto uno di recente, ho sempre un soprassalto, come se avessero scoperto all’improvviso che non ho pagato le tasse, o come se venissi a sapere che il marito di una bella signora ha scoperto tutto e mi cerca…” In questo libro, Federico Fellini ha svelato per la prima volta i legami misteriosi, talvolta inquietanti, che lo avvincono al suo lavoro. Fra divagazioni estrose e vagabondaggi della memoria, egli racconta l’atmosfera in cui ha realizzato i suoi film, gli episodi bizzarri o drammatici, gli incontri che sembravano insignificanti e furono memorabili. Ma soprattutto Fellini racconta come si offre alla sua immaginazione l’idea di un film, a cui è solito accostarsi buttando giù piccoli disegni.